Ordini aumentati improvvisamente anche di 30 volte hanno messo in ginocchio le piattaforme di vendita online delle maggiori catene distributive e dei più noti marketplace. L’epidemia di Coronavirus che in questi giorni sta mettendo alla prova il nostro paese sta trasformando profondamente le nostre abitudini, specialmente quelle di acquisto. Un’indagine Nielsen sulle vendite online dei prodotti alimentari, infatti, testimonia un aumento nelle ultime tre settimane dell’81% rispetto allo scorso anno, con un incremento di 30 punti percentuale se riferite al periodo che ha preceduto l’esplosione dell’emergenza legata al COVID-19.
“Una notizia che va letta sotto due angolazioni” dice Anastasia Sfregola sales director di Kooomo, piattaforma leader nell’e-commerce. “Da una parte vediamo come il digitale rappresenti una risorsa indispensabile per gestire situazioni di emergenza, dall’altro è proprio in circostanze come queste che s’impone un ragionamento su quali scelte vengono fatte nei processi di trasformazione”.
Oggi infatti il boom delle vendite online in relazione ai beni di prima necessità ha rivelato alcune fragilità delle piattaforme: “In particolare, la criticità sta nel fatto che i server di questi siti non reggono il surplus e vanno in down perché non sono in cloud con un’architettura multi tenant, cioè non permettono la presenza in contemporanea di un grande numero di utenti sulla stessa piattaforma” continua l’esperta.
È evidente che l’acquisto online dei generi alimentari mosso prevalentemente dall’effetto stock, l’esigenza di comprare per mettere da parte, e verificatosi improvvisamente con l’arrivo delle misure restrittive, ha trovato impreparati i reparti e-commerce principalmente delle catene GDO che non avevano mai fronteggiato una situazione simile. “È la prima volta che questi reparti si trovano a fronteggiare una situazione del genere. Basti pensare che Esselunga in Italia in pochi giorni ha visto crescere la richiesta di spesa alimentare online dall’1% al 20%. È chiaro che in una condizione di emergenza e di cambiamento così rapido, quello che c’è da fare lo stanno già facendo: resistere, anche se con tempi di consegna lunghi. A questa filiera che si è trovata nel mezzo di una mole di richieste senza precedenti serve senza dubbio una tecnologia diversa, pronta a sostenere una quantità di ordini più grandi, ma per averla serve tempo. Questo test inaspettato, che non avremmo mai voluto affrontare – conclude Sfregola – porterà a un nuova era digitale e a una maggiore consapevolezza da parte delle aziende sugli investimenti da fare in ambito di digitalizzazione aziendale. Soprattutto quando devono essere gestiti beni primari”.
Fonte: Ufficio Stampa
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