San Brizio: il Soave nobile della Cappuccina
San Brizio: il Soave nobile della Cappuccina Ecco il vino icona della cantina che da quattro generazioni produce eccellenza sulle colline del Soave
San Brizio: il Soave nobile della Cappuccina
Ecco il vino icona della cantina che da quattro generazioni produce eccellenza sulle colline del Soave
Dalle colline di origine vulcanica del Soave, ed Est di Verona, nasce il Soave San Brizio, risultato della perfetta combinazione tra suolo, clima e mano esperta dell’uomo.
Qui, da generazioni, Cantina La Cappuccina opera con passione e competenza per produrre vini biologici che sono un vero e proprio atto d’amore per la terra e per gli amanti del buon vivere.
Il Soave San Brizio, per storia e caratteristiche, è forse tra essi il più iconico, a cominciare proprio dal nome.
San Brizio Vescovo di Tours, successore di San Martino, la cui solennità ricorre il 13 novembre, è infatti il patrono di Costalunga, frazione di Monteforte d’Alpone dove ha sede la cantina. La via principale del paese è dedicata a San Brizio e proprio qui, sulle pendici del Monte Capitello, si estendono vigneti di garganega, vitigno autoctono madre del Soave, da cui nasce il vino simbolo dell’azienda.
Il Soave San Brizio, nato da suolo nero, garganega in purezza, è testimonianza delle generazioni che qui si sono susseguite nella nobile arte della vinificazione.
Le uve, provenienti da vigneti coltivati secondo la tecnica dell’agricoltura biologica, sono raccolte e selezionate a mano. La fermentazione avviene in carati di rovere francese da 500 litri, cui segue una maturazione con lieviti indigeni che conferisce al vino profondità e carattere unici. Nel calice il Soave San Brizio si presenta con un colore giallo paglierino che rimanda a riflessi dorati; al naso si apre con un bouquet di fiori di campo, frutta matura e spezie orientali che si intreccia con note delicate di vaniglia e miele d’acacia. Al palato infine si presenta elegante, strutturato e sapido, con una buona persistenza in bocca.
Il Soave San Brizio è un vino bianco decisamente trasversale che non bada alla stagionalità: perfetto in primavera se abbinato alle tagliatelle ai piselli e ai frutti di mare ed in autunno se abbinato alle tagliatelle al tartufo o all’uovo al tegamino, per tutto l’anno spicca accanto al pesce, sia che si tratti di crostacei sia che si tratti di proposte più elaborate come capesante gratinate, pesce San Pietro o rombo al forno. Ottimo anche con la carni alla brace e i formaggi morbidi.
L’etichetta trae ispirazione dagli affreschi del salone delle feste di Villa Buri-Tessari, sede storica della cantina: è infatti ripreso in maniera stilizzata un tralcio di vite con due rami tesi che, come in un abbraccio, fuoriescono da un vaso imperiale e si protraggono in cirri e viticci lussureggianti.
«Siamo molto affezionati a questo vino – sottolinea Elena Tessari, quarta generazione alla guida dell’azienda assieme ai fratelli Sisto e Pietro – e se dovessimo paragonarlo ad un personaggio ce lo immagineremmo come un elegante cavaliere di campagna, di nobili origini e di indiscusso charme, che ama concedersi a poco a poco».
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