La teunta San Leonardo, una storia lunga 300 anni
La teunta San Leonardo, una storia lunga 300 anni
La teunta San Leonardo, una storia lunga 300 anni
La famiglia Guerrieri Gonzaga ha festeggiato a Borghetto d’Avio, confine storico fra il Trentino e il Veneto, i 300 anni dell’azienda con il passaggio di testimone dal marchese Carlo al figlio Anselmo.
“Libiam ne’ lieti calici, che la bellezza infiora”. Con il celeberrimo brindisi della Traviata di Giuseppe Verdi accompagnato dai fuochi d’artificio la famiglia Guerrieri Gonzaga ha festeggiato nei giorni scorsi a Borghetto d’Avio i 300 anni di storia della tenuta San Leonardo. Brindisi che ha sancito ufficialmente anche il passaggio di testimone, alla guida dell’azienda, da papà Carlo al figlio Anselmo.
Il tutto nella magica atmosfera di una serata che ha radunato tra i vigneti dei Campi Sarni e le piante secolari del parco, di fronte alla storica residenza Villa Gresti, oltre ad una nutrita schiera di famigliari, i rappresentanti delle isituzioni regionali e provinciali, i sindaci della Vallagarina, molti esponenti del mondo enologico, ma soprattutto i collaboratori con il direttore Luigino Tinelli in prima fila, e i residenti dei masi vicini. Famiglie della Vallagarina che da generazioni lavorano nella tenuta e che hanno un debito di riconoscenza nei confronti della marchesa Gemma de Gresti, moglie di Tullo Guerrieri Gonzaga, che alla fine della Grande Guerra riportò a casa migliaia di prigionieri trentini internati in Russia. Una serata ricca di ricordi e di emozioni che ha unito le comunità locali.
Quella passione che si ritrova nei vini della tenuta San Leonardo
“Abbiamo voluto celebrare questo importante anniversario con gli amici, i collaboratori, i consulenti e i partner commerciali – ha dichiarato il marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga – poichè per noi è fondamentale il rapporto con le persone che ci aiutano quotidianamente, con grande passione. Quella passione che si ritrova nei nostri vini.”
“Nel 1724 questa azienda era un priorato di proprietà della Chiesa. Da allora – ha aggiuno Anselmo – l’economia di questo territorio è sempre stata legata al vino, al San Leonardo in particolare, motore di sviluppo di questa terra. Siamo profondamente grati a tutte le persone che hanno contribuito e contribuiscono al successo della tenuta.”
La prima annata (1982) del San Leonardo, principe dei vini bordolesi
Commosso il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga che nel 1982 con l’enologo Gicomo Tachis (il nume tutelare del Sassicaia, del Solaia e del Tignanello) creò il mitico San Leonardo: il principe dei vini bordolesi italiani. Un blend di Merlot, Cabernet Sauvignon e Carmenère premiato più volte con i “Tre Bicchieri” dal Gambero e nel 1997 proclamato da Wine Spectator tra i migliori vini del mondo. Dal 2000 San Leonardo si avvale della consulenza di un altro enologo di fama internazionale: Carlo Ferrini.
In questa atmosfera di gratitudine, rispetto e dedizione, il marchese, insieme alla sua famiglia, ha accolto gli ospiti nel parco immerso tra i vigneti di fronte alla loro storica residenza, Villa Gresti, dove è stata allestita una lunghissima tavolata sotto le stelle.
Pantagruelico il menu preparato nel parco della villa, sotto le stelle
Di alto lignaggio – noblesse oblige – il menu preparato sotto le stelle dallo chef Federico Parolari e da Andrea Martini, patron del catering roveretano “Buonissimo”. Un menu pantagruelico. Ha aperto le danze l’aperitivo con il tagliere dei formaggi e dei salumi, il tortel di patate, pizzelle e fritturine, focacce, grissini e pane con lievito madre, aperitivo accompagnato dal Trentodoc Cuvèe Pietra 2019, un Brut millesimato Blanc de Blancs formato Magnum e Jeoroboam.
Da standing ovation il risotto Acquerello sfumato con il gin, il siero di Trentingrana e la polvere di liquirizia. Una bontà anche la tagliata di Scottona alle erbe aromatiche del Baldo e il vitel tonnè. E per i buongustai gaudenti e impenitenti non poteva mancare la carrellata di contorni: la parmigiana di melanzane, la mozzarella di bufala, le verdure alla griglia, il cavolo cappuccio rosso in agrodolce e le insalate di stagione.
Ricchissimo il dessert con il buffet dei dolci e della frutta e, dulcis in fundo, la tradizionale torta della festa (squisita). Il tutto accompagnato dai vini della tenuta: il Sauvignon Blanc 2023 “Vette” di San Leonardo, il Lagrein rosato “Gemma” di San Leonardo 2023, il “Terre” di San Leonardo (Cabernet Sauvignon, Merlot e Carmenère) 2020, il “San Leonardo” 2013 formato Jeroboam. E, al brindisi finale, il Trentodoc Riserva Privata 2016.
Tre secoli di storia di un territorio vocato alla viticoltura
Durante la serata il marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga ha annunciato che per celebrare i trecento anni di attività produttiva della tenuta sarà pubblicato un volume, scritto dalla storica Luisa Pachera, che racconterà la lunga storia di un territorio quanto mai vocato alla produzione vitivinicola. Una realtà di cui si ha testimonianza già nel decimo secolo, ma che si è consolidata nel tempo fino a divenire negli ultimi 300 anni espressione vitale di una comunità.
Tre secoli sono passati da quando, nel lontano 1724, il vino prodotto a San Leonardo veniva menzionato per la prima volta in un documento ufficiale. Tante vendemmie hanno visto queste terre, tante persone hanno contribuito al successo di quest’azienda e tanta storia ha vissuto San Leonardo per arrivare ad oggi.
Alla famiglia Guerrieri Gonzaga consegnata l’Aquila di San Venceslao
San Leonardo non vive, però, solo del passato. Il 2024 segna tre importanti traguardi per la blasonata famiglia: l’assegnazione della certificazione “Equalitas” che ne attesta la sostenibilità ambientale, economica e sociale, il rinnovamento delle cantine di vinificazione “nello stile della casa” e la consegna del “Premio Aquila di San Venceslao”, opera bronzea di Othmar Winkler, massima onorificenza del Consiglio provinciale di Trento, conferito in via eccezionale dal presidente Claudio Soini per la prima volta ad una famiglia.
“In questo splendido angolo del Trentino – si legge nella motivazione ufficiale – si incarna lo stile di una nobiltà che è riuscita a coniugare felicemente bellezza ed efficienza, la cura della terra con la capacità imprenditoriale di innovare, la passione con cui è stata sviluppata e preservata la tenuta e l’impegno a favore della comunità, che da sempre ne contraddistingue l’operato.”
I Grandi Marchi ambasciatori del vino italiano nel mondo
Tra i riconoscimenti assegnati alla famiglia Guerrieri Gonzaga, “riconoscimenti che ci riempiono il cuore di gioia e che siamo fieri e felici di condividere con tutta San Leonardo – ha infine dichiarato Anselmo Guerrieri Gonzaga – si è aggiunto l’invito da parte dell’associazione Grandi Marchi a far parte di questo importante gruppo di aziende che, dalla sua creazione, 20 anni fa, è ambasciatore del vino italiano nel mondo. Uno straordinario patrimonio di savoir-faire, cultura e storia familiare.”
Mille anni fa ospitava un monastero dedicato a San Leonardo di Noblac
La Tenuta San Leonardo vanta una storia plurisecolare legata a doppio filo alla famiglia Guerrieri Gonzaga che nel XVIII secolo si insedia in questo territorio incastonato nella Valle dell’Adige fra le pendici del Monte Baldo e i Monti Lessini. Questo estremo lembo di Trentino mille anni fa ospitava un monastero dedicato a San Leonardo di Noblac, un abate ed eremita francese vissuto a metà del VI secolo dopo Cristo, uno dei santi più venerati nel Medioevo in Europa.
Sui terreni che appartenevano al monastero si coltivava la vite per produrre vino destinato al consumo interno, ma già nel 1741 il trisnonno dell’attuale marchese Anselmo, il Marchese Oddone, avvia un’attività di vendita del vino prodotto. L’anno di svolta avviene nel 1957 quando il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, dopo gli studi di enologia presso la Station Federal di Losanna, si appassiona al “taglio” bordolese, tecnica che approfondirà nei suoi soggiorni in Toscana presso la tenuta di San Guido, ospite dell’amico marchese Mario Incisa della Rocchetta.
Il ritorno in Trentino del marchese Carlo dopo i soggiorni in Toscana
Ritornato in Trentino, il marchese Carlo prende in mano le redini dell’azienda e decide – sono parole sue – di creare “vini ben caratterizzati, che siano diretta espressione del territorio e comunichino il nostro spirito e personalità, attraverso l’estrema attenzione per ogni particolare, la ricerca tenace della qualità, la meticolosa cura dei vigneti e le pazienti pratiche in cantina.”
Nel 1978 nella tenuta dei Campi Sarni (300 ettari complessivi, 33 a vigneto) vengono piantate le prime barbatelle di Cabernet Sauvignon che affiancano le antiche vigne di Carmenère, messe a dimora fin dalla metà dell’Ottocento, e di Merlot, a dimostrazione della passione del marchese Carlo per i grandi vini, Bordeaux in primis.
Nel 1918 la conversione dei Campi Sarni all’agricoltura biologica
Altra tappa importante è il 2018 con la conversione all’agricoltura biologica della tenuta San Leonardo dei Campi Sarni e il riconoscimento della certificazione Biodiversity Friend®, uno standard volontario aperto a tutte le aziende agrarie a produzione vegetale che credono in un modello di agricoltura sostenibile, a basso impatto ambientale e integrata nel paesaggio.
Il futuro della tenuta San Leonardo ora è nelle mani del marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga, innamorato come il padre Carlo di questa terra trentina e dei vigneti che, come amava ripetere Luigi Veronelli, ama “camminare” per osservare le foglie di vite, la maturazione dei grappoli e, in periodo di vendemmia (fra la metà di settembre e la fine di ottobre), assaggiare quotidianamente le uve, insieme ai suoi collaboratori, per coglierne la perfetta maturazione, convinto altresì che le condizioni indispensabili per ottenere grandi vini siano innanzitutto la salubrità del frutto che si traduce poi nel bicchiere in freschezza, eleganza e armonia.
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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