Potremmo dire che Carlo de Biasi, uno degli agronomi più preparati e lungimiranti in Italia, ed oggi anche Accademico della Vite e del Vino, sia da sempre un convinto sostenitore di GRASPO fin dalla sua nascita.
Lo abbiamo infatti già incontrato circa tre anni fa in una delle prime visite ufficiali di questa associazione quando era allora direttore della Cantina Toblino che dal 1960 valorizza i migliori vigneti nel cuore della Valle dei Laghi in Trentino.
Da poco Carlo de Biasi è stato chiamato a guidare l’Agricola San Felice, che è invece una cantina storica del Chianti Classico, situata nell’omonima località nel territorio di Castelnuovo Berardenga vicino a Siena.
Ed è qui che lo incontriamo insieme all’enologa Francesca Giuggioli che da 16 vendemmie si prende cura delle produzioni enologiche di questa azienda e che oggi fa sintesi dei tre grandi terroirs toscani.
La tenuta San Felice è la sede principale di questa grande realtà produttiva, si estende per oltre 650 ettari, di cui 140 adibiti a vigneto.
Qui la felice combinazione tra clima, suolo ed esposizione garantisce la perfetta maturazione delle uve coltivate, in particolare del Sangiovese per un grande e storico Chianti Classico.
L’azienda si completa poi con la tenuta Campogiovanni a Montalcino che valorizza 22 ettari a vigneto di cui 14 a Brunello e la tenuta Bell’Aja a Bolgheri di circa 6 ettari.
San Felice si caratterizza per l’antico e suggestivo Borgo da cui prende il nome trasformato dal 1992 in un esclusivo e prestigioso albergo diffuso a cinque stelle del circuito internazionale Relais & Chateaux.
Dal punto di vista tecnico De Biasi ci spiega che San Felice è da sempre un’azienda innovatrice, nel 1968 firma la nascita del primo Supertuscan nel Chianti Classico, il Vigorello, per poi avviare un importante progetto di ricerca con le Università di Firenze e Pisa sui vitigni autoctoni toscani che porta alla riscoperta del Pugnitello, varietà di grande pregio, ormai simbolo di un’etichetta iconica dell’azienda e principale motivo della nostra visita.
La sostenibilità è un altro importante fronte con la cura degli antichi terrazzamenti per preservare i suoli dall’erosione, con l’adozione della viticoltura di precisione, il recupero delle acque fino all’autosufficienza energetica.
Dal 2023 San Felice ha introdotto i concetti della viticoltura rigenerativa, un modello di gestione viticola basato sul ciclo del carbonio, che rigenera i suoli, blocca l’erosione, promuove la biodiversità e mitiga gli effetti del cambiamento climatico.
Ma è Francesca Giuggioli a raccontarci tutti i segreti del progetto sperimentale “Vitiarium” che consiste nel mantenimento di 105 antichi vitigni raccolti in 1,6 ettari di vigneto per evitare la loro estinzione e preservando così questo prezioso patrimonio ampelografico toscano.
“Molto probabilmente, ci spiega, si chiama Vitiarium, proprio perché questi vitigni potevano essere viziati da qualche particolare e magari non gradita espressione vegetativa o produttiva”.
Il progetto parte inizialmente con 230 varietà selezionate dal Prof. Bondinelli dell’Università di Firenze, varietà raccolte in tutta la Toscana, poi alla luce delle analisi molecolari e delle indicazioni del Prof. Attilio Scienza, che collabora con l’Università di Firenze, abbiamo nel 2008 rifatto tutto l’impianto oggi costituito da 105 accessioni ognuna costituita da 18 piante.
Fin da subito tra le tante espressioni più interessanti si evidenziano le caratteristiche di rusticità e di colore del Pugnitello un vitigno originario della Maremma.
Si tratta però, come spesso succede, di un vitigno ostico, difficile, tardivo con grappoli molto piccoli, proprio a forma di un piccolo pugno, e naturalmente caratterizzato da basse rese.
Viene subito sovrainnestato su mille piante ed i risultati enologici sono così confortanti che oggi in azienda abbiamo ben 12 ettari di Pugnitello messi a dimora negli areali a lui più favorevoli diventando il secondo vitigno più importante per noi dopo il Sangiovese.
Ci siamo anche fatti carico dell’identificazione genetica e di tutto il percorso burocratico per l’iscrizione al Registro del Ministero e per la conseguente autorizzazione alla coltivazione sul territorio.
Possiamo quindi sicuramente dire che questo vitigno viene scoperto a San Felice anche se oggi non sono poche in Toscana le aziende che lo vinificano ma non da 20 anni come qui a San Felice.
A San Felice il Pugnitello viene valorizzato sia in purezza nell’IGT Toscana che come vitigno complementare nel nostro Chianti Classico”.
Una bella storia con lieto fine quindi per un vitigno che, come tanti, rischiava di essere perso per sempre e che invece è diventato uno straordinario marcatore aziendale e territoriale …
Il viaggio continua a caccia di tante altre storie come questa.
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Foto di Gianmarco Guarise
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Agricola San Felice
Località San Felice
53019 Castelnuovo Berardenga (Siena)
tel. 0577/3964