Brindiamo con il Lugana della Cascina Maddalena
L’azienda vitivinicola di Sirmione festeggia i 100 anni. Una storia di amore e dedizione legata al territorio di uno dei vini bianchi più longevi d’Italia. Una storia “scritta” da 4 generazioni di vignaioli.
Wilkommen am Gardasee. Benvenuti sul Lago di Garda, luogo magico conosciuto in epoca romana come Benàcus e magistralmente descritto da Dante nel XX Canto dell’Inferno: «Suso in Italia bella giace un laco, a pié de l’Alpe, che serra Lamagna sovra Tiralli, c’ha nome Benàco”.
Un angolo di paradiso famoso in Italia e nel mondo per quel clima mediterraneo, dolcissimo, che ha ammaliato con il suo fascino poeti, scrittori, artisti: da Virgilio a Catullo, da Kafka a Nietzsche. Per non parlare di Gabriele D’Annunzio e di Goethe che nel suo «Italienische Reise» (Viaggio in Italia, 1786) rimase affascinato dalle bellezze del Gardasee.
«Kennst du das Land wo die Zitronen blühen, / Im dunklen Laub die Goldorangen glühn, / Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht, / Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht?»
(Conosci tu il Paese dove fioriscono i limoni? E tra le foglie cupe brillano le arance d’oro? Una brezza lieve dal cielo azzurro spira. Il mirto è immobile, alto è l’alloro.)
La coltivazione della vita sulle sponde del lago fu introdotta dagli Etruschi
Sulle sponde del Garda oltre ai limoni, alle arance, all’alloro e ad altre piante mediterranee cresce rigogliosa, da tempo immemorabile, anche la vite, un tempo “selvatica” (parliamo di epoca preistorica) che nel V secolo avanti Cristo fu “addomesticata” dagli Etruschi dapprima sul versante bresciano del lago (Sirmione, Valtenesi) e successivamente sul versante veneto (Bardolino, Custoza) e sul versante trentino (Riva ed Arco).
Lugana, il vino simbolo della sponda bresciana del Lago di Garda
Sulla sponda bresciana del Lago di Garda il vino simbolo, famoso in Italia e nel mondo, è il Lugana, un vino che nasce da un vitigno autoctono chiamato Turbiana conosciuto in loco come Trebbiano di Lugana. Un vino che, grazie alle caratteristiche pedoclimatiche della zona, vanta – tra i pochissimi vini bianchi italiani – una straordinaria longevità. Un vino fresco, sapido, morbido, perfetto per l’aperitivo e ideale per accompagnare i piatti di pesce.
La culla del Lugana è Sirmione, l’antica “Sirmio” dei Romani, uno dei cinque comuni di produzione della Doc. Ed è qui che 100 anni fa una piccola azienda vitivinicola familiare, la Cascina Maddalena, ha mosso i primi passi in quella che oggi è annoverata tra le regioni vinicole italiane più conosciute ed apprezzate al mondo.
La storia della Cascina Maddalena e della famiglia Zordan
Il 28 maggio 2024 la famiglia Zordan – oggi guidata, siamo alla quarta generazione, dai fratelli Mattia, Elena ed Elisa – ha festeggiato i cento anni dall’acquisizione della tenuta, come è documentato negli antichi atti notarili riportati alla luce pochi anni fa che certificano il passaggio di proprietà alla bisnonna Maria Marangoni vedova Zordan. Si tratta di un traguardo molto ambito nel mondo del vino che colloca a tutti gli effetti la Cascina Maddalena tra le realtà storiche del Garda bresciano, un’azienda pionieristica nella produzione del vino Lugana come oggi lo conosciamo.
Tutto ebbe inizio a metà dell’Ottocento, quando Gedeone Gennari, originario del Veneto, acquistò un terreno a Lugana, piccola frazione di Sirmione, e fece costruire una cascina bellissima, tipica del territorio, che decise di dedicare a sua figlia Maddalena. Il figlio di Gedeone, il cavalier Angelo Gennari, fu a sua volta un personaggio molto importante per la storia di Sirmione poiché fu il precursore del termalismo gardesano.
Il cofanetto di 6 bottiglie del gioiello della casa: il Capotesta Doc
Per celebrare questo importante anniversario Cascina Maddalena ha inaugurato una mostra fotografica di vecchi scatti di famiglia e organizzato due eventi in tenuta, deliziando gli ospiti interventuti con i vini di loro produzione in abbinamento alle pietanze dei ristoranti “MoS” di Desenzano e “Dal Complice” di Manerba, celebri per la loro cucina ispirata alla tradizione gardesana. Ma soprattutto – e dopo una lunga attesa – in questa occasione Cascina Maddalena ha deciso di presentare il cofanetto da sei bottiglie in edizione limitata, con all’interno le annate 2013, 2014 e 2015 di Capotesta Lugana Doc, tutte con una chiusura diversa: tappo di sughero, Diam e tappo a vite. Un progetto ambizioso di affinamento decennale, grazie alla pazienza di Mattia Zordan nel conservare le bottiglie delle diverse annate per evidenziare la straordinaria longevità della Turbiana. Un approccio che, secondo la famiglia Zordan, interpreta coerentemente l’essenza del Lugana esaltandone le ottime doti di affinamento.
L’agriturismo affidato a mamma Raffaella e alle figlie Elisa ed Elena
Mattia è responsabile della parte agricola assieme al sempre presente papà Luciano, mentre l’accoglienza per quanto riguarda la struttura agrituristica è compito di Elisa, Elena e di mamma Raffaella, che ancora oggi si alza presto per andare nell’orto a raccogliere la verdura fresca, per poi correre in cucina a preparare i piatti gustosi del giorno con i prodotti delle colline moreniche che circondano la tenuta e le bontà del lago.
Amore e passione all’insegna della più schietta tradizione familiare. Mamma Raffaella invita gli ospiti in cucina ad annusare il profumo dell’alloro, del rosmarino, della salvia mentre soffrigge la cipolla nell’olio extravergine del Garda o, ancora, il profumo del vino che sfuma nel tegame durante la preparazione del risotto con le erbe e gli ortaggi in primavera o con il radicchio e il “tastasal” (salamelle) in autunno.
Quei lavori di bonifica nei terreni tra Desenzano e Sirmione
La tenuta e i vigneti della Cascina sono ubicati nella parte lombarda della Doc, l’areale d’elezione, quello da cui tutto è iniziato e da dove ha origine il successo di uno dei bianchi italiani oggi più apprezzati al mondo. È questo il cuore pulsante del territorio del Lugana, la piana che si estende orizzontalmente tra Desenzano e Sirmione, dove troviamo le argille più coriacee e lo stile più lacustre e minerale. Risalgono al primo Dopoguerra, proprio quando la famiglia Zordan ha acquisito l’azienda, i lavori di bonifica nei campi a sud del Benàco, prima appezzamenti acquitrinosi, che hanno reso questa zona eccezionalmente vocata per la coltivazione della vite ed in particolare della Turbiana.
Le disastrose grandinate del 2023 e la decisione di non vendemmiare
Capotesta, cavallo di battaglia di Cascina Maddalena, è il vino di Mattia Zordan, che, come del resto tutta la famiglia, non insegue le mode del mercato, ma persegue i propri obiettivi con determinazione, rimanendo sempre fedele a sé stesso, alla sua terra e alla sua produzione. Un esempio è la scelta coraggiosa di non vendemmiare nel 2023, proprio alla vigilia del centenario: un segno del destino, forse, che ha messo alla prova la filosofia secolare – e la coerenza – della famiglia.
“Dopo quattro grandinate disastrose nell’estate dello scorso anno – confessa Mattia – abbiamo deciso di non utilizzare nemmeno quel 10-15% di uva rimasta sulla pianta per tener fede al nostro progetto di qualità. Questo implicava non fare il vino ed è stato un colpo durissimo per l’azienda. Ma questo mi ha permesso anche di andare a scoprire altre realtà vinicole estere ed italiane – in Champagne, in Mosella, in Borgona, ma anche in Franciacorta e in Piemonte – per fare nuove ed importanti esperienze formative.”
Un grande vino bianco, sapido, minerale, ricco di struttura
“Nelle bottiglie del Capotesta ritroviamo tutte le caratteristiche che hanno fatto del Lugana un fenomeno a livello internazionale: molto minerale, sapido e ricco di struttura” ha evidenziato mettendo a confronto le diverse annate Mattia Zordan. “E tutto ciò – ha aggiunto – lo dobbiamo alla potenza dell’argilla.”
Con le mani costantemente nella terra e il cuore in vigna, Mattia ha il solo e unico obiettivo di continuare a portare in tavola, con orgoglio e determinazione, l’espressione più autentica del suo territorio d’origine, cui la famiglia è intimamente legata da ormai un secolo. Ecco quindi l’estrema attenzione a tutto ciò che ruota attorno al lavoro nei campi e in cantina.
La terra viene ascoltata e rispettata, per rendere il consumatore consapevole di quello che trova nel bicchiere. “Noi siamo sempre stati sostenibili, senza certificazioni” dice Mattia, che da sempre preferisce parlare nel suo caso di viticoltura di buon senso.
“Diventa naturale, quindi, trattare la terra con la testa e con il cuore – aggiunge Elisa – partendo dalle buone pratiche agronomiche, come la concimazione a letame o il sovescio, per arrivare ai metodi ecosostenibili di controllo delle avversità, come l’utilizzo di mezzi organici o la confusione sessuale.”
Nel 2015 la decisione di Mattia Zordan di utilizzare il tappo a vite
La volontà di raggiungere questi obiettivi porta Mattia Zordan a scegliere nel 2015 il tappo a vite, una chiusura organoletticamente neutra a garanzia dell’integrità del vino. Il risultato di questa scelta diventa evidente proprio nella “verticale” proposta dal cofanetto degustazione di Capotesta dove – osservando in particolare due annate non troppo dissimili come la 2013 (tappo in sughero) e la 2015 (tappo a vite) – emergono chiare le differenze derivate dalla diversa tappatura. Nella 2013 troviamo un’evoluzione spinta, su note più eteree, classiche ed eleganti, nella 2015 spicca una maggior compostezza e reattività, mentre è con l’annata 2014 (tappo Diam) che affiorano freschezza e longevità, dove il tempo di evoluzione in bottiglia ha garantito un risultato irripetibile.
Veronelli: ” Bevilo di due, tre anni o decennale, ne godrai la completezza”
Sono questi i presupposti che fanno del Capotesta – e del Lugana in generale – un vino che non teme il tempo. “Bevi il tuo Lugana giovane, giovanissimo e godrai della sua freschezza. Bevilo di due o tre anni e ne godrai la completezza. Bevilo decennale, sarai stupefatto dalla sua composta autorevolezza” sentenziò in tempi non sospetti il padre del giornalismo enogastronomico, Luigi Veronelli. Parole sante. Più passa il tempo, infatti, nel calice si percepiscono i sapori del Lugana. Nel nostro caso il terroir gardesano e il savoir-faire della famiglia Zordan che nella gestione della vigna e della cantina è riuscita a nobilitare questa straordinaria varietà.
Oggi spetta a Mattia, Elena ed Elisa guardare al futuro, conservando lo stesso amore per la terra, la vigna e l’uva, ingredienti che generano il buon vino e fanno la differenza sul mercato. Questo è il più grande insegnamento di mamma Raffaella e papà Luciano. Del resto “si tirano su le vigne come i figli, in famiglia e con amore”. Ma anche, come abbiamo visto, con la passione, la perseveranza e la coerenza di chi crede nel proprio lavoro.
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)