L’antico Frantoio Sommariva

Ad Albenga per visitare un’antico frantoio e scoprire la qualità delle cultivar liguri.

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Sommariva significa un’’impresa a conduzione familiare con  un’antico frantoio “vecchio” di oltre due secoli a ridosso delle mura medioevali di Albenga, cittadina della riviera ligure di Ponente.  L’impegno attuale svaria su più attività produttive, ma l’olivo è sempre stato un cardine assoluto di attenzione. Ha ottenuto la certificazione biologica nel 1972, tra le prime aziende italiane. la maggior parte delle materie prime (olive, basilico, noci, pinoli, carciofi, pomodori, verdure e altri prodotti) vengono coltivati direttamente sui terreni di proprietà in modo da poter controllare l’intera filiera e rispettare i requisiti per ottenere la certificazione bio.

Le varietà di olive coltivate in azienda sono la Taggiasca, tipica del Ponente ligure che prende il suo nome da Taggia, dove verso il IX secolo venne diffusa dai monaci benedettini, ed ancora Colombara, Merlina e Frantoiana.

La gamma degli oli si compone di  olio extra vergine di oliva mosto “Cru Muela”, olio biologico “Cru Ruxià”, olio DOP “Cru Seénà” extravergine denocciolato prodotto a freddo con olive certificate D.O.P. Riviera ligure di Ponente – Riviera del Ponente Savonese e olio monocultivar da oliva Taggiasca “Cru Maina”,

L’olio extravergine di oliva DOP Riviera Ligure-Riviera del Ponente Savonese si affianca anche ad una vicenda agricola mediterranea completa, con eccellenze legate al mondo del vino ed all’invenzione del “Caviale del Centa”, un nome di fantasia.  Il Centa è il torrente che bagna Albenga e il caviale non è certo di storione, ma è figlio del territorio, quale crema spalmabile al naturale composta da olive taggiasche, capperi e acciughe. Mediterraneo e versatile.da provare per farcire piadine, panini e inoltre per condire la pasta o accompagnare le verdure.

Educativo  il museo aziendale che è stato oggetto di studio  in un documentato saggio di Giorgio Boatti, dal titolo significativo: Un paese ben coltivato: Viaggio nell’Italia che torna alla terra e, forse, a sé stessa.

 

Piera Genta

 

 

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